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Alchimie metafisiche
Mostra personale di Gustavo Foppiani

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Alchimie metafisiche
Mostra personale di Gustavo Foppiani
vernice:  15/01/2003
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Foppiani è probabilmente il più importante artista della cosidetta "scuola piacentina". A livello estetico ha una predilezione per il lirismo crepuscolare dai toni terrei e caldi e per il trascorrere del tempo che segna il supporto sottoposto a esperti processi di antichizzazione. E proprio alla ricerca visiva sulla composizione si dedica negli anni dei paesaggi di un surrealismo astrattizzato. E’ già presente il fascino per il simbolo che continua anche nelle fasi successive in cui si concentra maggiormente sui contenuti facendo leva ora sull’enigma, ora sull’inquietudine sollecitando con vivacità le sensazioni del mistero. In seguito questa componente simbolico-esistenziale è sviluppata da Foppiani nell’ambito della figura e dello scenario umano; uno scenario quindi narrativo, animato dalla presenza di un uomo che si configura come "homini lupus". Prevale dunque, il tema dell’aggressività, tanto che, a voler compiere un lungo salto di tempo e di spazio viene in mente la causticità di Sartre. Infatti nonostante la calcolata "naiveté" della descrizione formale, del compiacimento per la meraviglia e di certo dolce sentimentalismo, spicca l’asprezza delle situazioni problematiche in cui incombe il pericolo, delle atmosfere cupe, della deformazione anatomica. Uno dei temi fondamentali di Foppiani è quello della precarietà che fa capolino sotto forma di un’insicurezza dalle tinte delicate mitigato dalla dolcezza e dall’affetto e che talvolta assume un rilievo drammatico soffermandosi sull’attimo che compromette la quiete e che prelude la catastrofe. L’artista della disillusione affronta nel segno del dubbio anche il tema idilliaco per eccellenza: l’amore. Nel quadro dell’esperienza del dramma della vittima Foppiani affronta anche il tema dell’aggressione e si sofferma sull’ossessione del senso di colpa, dell’accusa e della punizione operata dal persecutore, che investono l’oggetto a livello psicologico con una forza d’urto tale da portarlo all’angoscia e alla follia. Oppure l’aggressione agisce a livello fisico in un ambiguo ed inquietante gioco di crudele menomazione, o giunge fino a vere e proprie sentenze di morte. Ma dopo il momento della commozione e della partecipazione al dramma non può mancare la fase del distacco ironico, vissuto con strabiliante vivacità e presenza di spirito. Esso si può configurare come ironia sociale quando Foppiani va a colpire i vuoti stilemi del ritratto aristocratico; ma il distacco ironico si fa ancor più crudo e cinico nel momento in cui abbandona un contesto specifico per diventare universale: appaiono incombenti i proverbiali, scheletri negli armadi. Quando Foppiani giunge ad una riflessione globale sull’esistenza, suggerita per esempio dal simbolo del libro, si esprime con pacatezza affidando alla solennità del tema la gravità delle sue conclusioni. Foppiani sembra incarnarsi nelle sue figure dall’inquietante sguardo che penetra, interroga e non dà risposte così come fa la luna, testimone muta (e torna in mente il Leopardi con "Il cantico notturno di un pastore errante per l’Asia). Gustavo Foppiani nasce a Udine il 12 luglio 1925 e muore a Piacenza il 5 agosto 1986.
Alessandra Chiappini  

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